È stato atteso, sudato, sospirato, accarezzato, ma mancava sempre l’ultimo metro per tagliare il traguardo, quel metro, quella linea sottile che divide inferno e paradiso, quel sentimento di estasi pura. Ecco perché il gol di Osimhen ad Udine è suonato come una sorta di liberazione da un qualcosa che pensavi potesse addirittura non arrivare più, come i sogni che si infrangono sul più bello. Ecco perché questo scudetto per il Napoli e per l’intera città ha un sapore speciale: perché arriva dopo trentatre anni di attesa spasmodica, anni nei quali a Napoli esisteva un unico grande leader incontrastato: Diego Armando Maradona. Lui era il centro di gravità delle speranze di un popolo, una sorta di divinità. Quanto è cambiato da quel lontanissimo 1990 (anno dell’ultimo scudetto). Oggi c’è una squadra che somiglia tantissimo ad un’orchestra nella quale nessuno stecca una nota e sono tutti, nessuno escluso, attori protagonisti del medesimo sogno, guidati da un grandissimo condottiero, quel Luciano Spalletti a cui va ascritto un duplice merito: quello di aver compattato la squadra portandola ad un successo sul quale ad inizio stagione calcistica nessuno avrebbe scommesso neppure un centesimo e quello di aver creato una koinè, un afflato emotivo con la città intera. Ecco perché di questo scudetto ci sentiamo tutti un pò figli, perché è il vessillo del riscatto popolare di intere generazioni, di quartieri, di tutte le volte (troppe) in cui Napoli è stata etichettata come la città della camorra e del malaffare. Questo è lo scudetto di tutti ed è tutto nostro! Oggi Napul è ancor di più mille culure ed oggi quel giorno all’improvviso in cui m’innamorai ‘di te si è finalmente compiuto.
Dario Ricciardi
FONTE https://www.torresette.news/sport/2023/05/19/scudetto-napoli-ecco-perche-ha-un-sapore-speciale
Il lido Mappatella, così definito per l’antico uso di portare panni e cibo in un involto (la ‘mappa’ degli antichi romani), è storicamente la spiaggia libera di Torre Annunziata, la ‘nostra’ spiaggia libera che consente di fruire del mare anche a chi non può permettersi di pagare le tariffe imposte dagli stabilimenti balneari. Senza contare che rappresenta per tutti l’accesso alla spiaggia quando gli stessi stabilimenti sono chiusi . Ora, a parte la sensazione che il Mappatella beach sia abbandonato a se stesso per la scarsa pulizia e la mancanza di sevizi indispensabili per garantire adeguati standard igienici (secondo voi dove fanno i loro bisogni i frequentatori del lido Mappatella?), mi preme sottolineare un aspetto che pare non interessi a nessuno. Il lido Mappatella è un luogo INACCESSIBILE ai portatori di disabilità motorie. Per raggiungerlo bisogna percorrere una rampa di gradini e, quando pure si sia riusciti in qualche modo a scendere, per percorrere la lunga distesa di sabbia che separa dal mare non c’è una passerella. E , ammesso pure che qualche angelo del paradiso scenda in terra e ti conduca vicino al mare , non c’è nessun assistente che ti aiuti ad entrarci.
Capisco che, abituati come siamo a subire ogni tipo di ingiustizia e di sopruso, possa sembrare strano che qualcuno solvevi il problema della gestione di una spiaggia pubblica, ma vi assicuro che è un diritto poter godere di una spiaggia pubblica, gratuita, accessibile e gestita con criteri che assicurino sicurezza e igiene.
Chiunque abbia viaggiato può testimoniarlo e riferire esempi da imitare.
È vero, non abbiamo un Sindaco ne’ una giunta comunale che possa assumere iniziative e deliberare ma possibile che con questa solfa che ci ripetiamo ogni giorno nessuno tutela i nostri diritti?
Sarebbe interessante sentire sull’argomento il parere dei Commissari Prefettizi e del senatore Mazzella.
Dario Ricciardi
Mio carissimo ed amatissimo Rosario, forse questo momento non è neppure il più opportuno per darti l’ultimo saluto e spalancarti le porte del mio cuore, perché non si ha la lucidità necessaria per esprimere tutto quello che provi, perché ti crolla il mondo addosso, unitamente a certezze acquisite e consolidate nel tempo, anzi negli anni. Ti manca il respiro e la sensazione di morte condivisa vive in te. L’album dei ricordi è più che mai vivo e non vuole saperne di marcire: dalle mille trasferte al seguito di Alessandra Amoroso, alle incredibili ed esilaranti avventure universitarie, passando per la fretta degli esami da conseguire, ai pezzi da consegnare al giornale, senza dimenticare le mille battaglie presso l’ormai ex consiglio comunale di Torre Annunziata per una città inclusiva, senza trascurare neppure le vacanze e le risate sarde, tra una lingua di sabbia ed il mare che provocavano in noi un effetto catartico e purificatore. L’uomo di tutti sempre disponibile a tutto Quel trillo di telefono non l’avrei mai voluto ascoltare. Grazie di tutto, mio immarcescibile Ross. Grazie soprattutto per avermi lasciato uno dei più grandi insegnamenti della mia vita: la diversità non è un limite certo, ma se non hai delle persone valide delle quali fidarti ed alle quali affidarti non andrai mai lontano. Addio mio caro fratello, spero che nei campi elisi ci sarà tempo per noi.
Con infinito amore,
Dario
Dario Ricciardi
I violini che suonano una musica dolcissima, il cielo che appare stellato, sembra di essere in un enorme teatro nel quale il tempo si sia fermato. Spalti gremiti in ogni ordine di posto, tutto è pronto, musica ad alto volume, bellissimi giochi di luci psichedeliche, su il sipario sul grande tennis! Siamo alle ATP Finals di Torino, l’olimpo del tennis mondiale con i primi 8 campioni del mondo. Al centro del campo si sente solo il rumore sordo della monetina che il giudice di sedia tira giù per effettuare il sorteggio di inizio partita. Ho avuto la fortuna di assistere per i quarti di finale all’incontro tra Djokovic e Medvedev, due gladiatori al centro dell’arena affamati di vittoria. E allora si parte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Medvedev alla battuta scaglia una fucilata che Nole non può far altro che ammirare, il leone serbo appare infastidito da qualcosa o qualcuno, ma forse è solo questione di tempo, di ingranare la marcia, oliare i meccanismi ed aumentare i giri del motore: così è stato, quando la partita si è trasformata in una battaglia di nervi, una sorta di boxe senza contatto, nella quale si lottava punto dopo punto, non c’è stato nulla da fare: è stato il leone serbo ad emettere l’ultimo ruggito di quella che forse è stata la partita più bella dell’anno e della quale ho avuto il privilegio di essere testimone. Rafa Nadal? Paga lo scotto degli anni, dell’avanzare delle nuove generazioni e di una stagione costellata da infortuni, ma può ancora recitare un ruolo da protagonista. Tornando però a ciò che impressiona dell’atmosfera che si respira alle Finals, a parte l’organizzazione che quest’anno è stata eccellente, è l’incredibile coinvolgimento di persone di ogni età che girano in una elegante Torino vestita a festa per la parata di stelle. E poi… oltre a questi grandi, ho potuto assistere anche ad un doppio tra campioni e tennisti in carrozzella, una esperienza da brivido che porterò sempre nel cuore, uno straordinario esempio di inclusione, determinazione e forza di volontà. La vera essenza dello sport. Viva Torino, viva il tennis! Arrivederci alle sorprese che ci riserverà il prossimo anno, speriamo ovviamente in qualche nostro campione.
Dario Ricciardi