Mio carissimo ed amatissimo Rosario, forse questo momento non è neppure il più opportuno per darti l’ultimo saluto e spalancarti le porte del mio cuore, perché non si ha la lucidità necessaria per esprimere tutto quello che provi, perché ti crolla il mondo addosso, unitamente a certezze acquisite e consolidate nel tempo, anzi negli anni. Ti manca il respiro e la sensazione di morte condivisa vive in te. L’album dei ricordi è più che mai vivo e non vuole saperne di marcire: dalle mille trasferte al seguito di Alessandra Amoroso, alle incredibili ed esilaranti avventure universitarie, passando per la fretta degli esami da conseguire, ai pezzi da consegnare al giornale, senza dimenticare le mille battaglie presso l’ormai ex consiglio comunale di Torre Annunziata per una città inclusiva, senza trascurare neppure le vacanze e le risate sarde, tra una lingua di sabbia ed il mare che provocavano in noi un effetto catartico e purificatore. L’uomo di tutti sempre disponibile a tutto Quel trillo di telefono non l’avrei mai voluto ascoltare. Grazie di tutto, mio immarcescibile Ross. Grazie soprattutto per avermi lasciato uno dei più grandi insegnamenti della mia vita: la diversità non è un limite certo, ma se non hai delle persone valide delle quali fidarti ed alle quali affidarti non andrai mai lontano. Addio mio caro fratello, spero che nei campi elisi ci sarà tempo per noi.
Con infinito amore,
Dario
Dario Ricciardi
I violini che suonano una musica dolcissima, il cielo che appare stellato, sembra di essere in un enorme teatro nel quale il tempo si sia fermato. Spalti gremiti in ogni ordine di posto, tutto è pronto, musica ad alto volume, bellissimi giochi di luci psichedeliche, su il sipario sul grande tennis! Siamo alle ATP Finals di Torino, l’olimpo del tennis mondiale con i primi 8 campioni del mondo. Al centro del campo si sente solo il rumore sordo della monetina che il giudice di sedia tira giù per effettuare il sorteggio di inizio partita. Ho avuto la fortuna di assistere per i quarti di finale all’incontro tra Djokovic e Medvedev, due gladiatori al centro dell’arena affamati di vittoria. E allora si parte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Medvedev alla battuta scaglia una fucilata che Nole non può far altro che ammirare, il leone serbo appare infastidito da qualcosa o qualcuno, ma forse è solo questione di tempo, di ingranare la marcia, oliare i meccanismi ed aumentare i giri del motore: così è stato, quando la partita si è trasformata in una battaglia di nervi, una sorta di boxe senza contatto, nella quale si lottava punto dopo punto, non c’è stato nulla da fare: è stato il leone serbo ad emettere l’ultimo ruggito di quella che forse è stata la partita più bella dell’anno e della quale ho avuto il privilegio di essere testimone. Rafa Nadal? Paga lo scotto degli anni, dell’avanzare delle nuove generazioni e di una stagione costellata da infortuni, ma può ancora recitare un ruolo da protagonista. Tornando però a ciò che impressiona dell’atmosfera che si respira alle Finals, a parte l’organizzazione che quest’anno è stata eccellente, è l’incredibile coinvolgimento di persone di ogni età che girano in una elegante Torino vestita a festa per la parata di stelle. E poi… oltre a questi grandi, ho potuto assistere anche ad un doppio tra campioni e tennisti in carrozzella, una esperienza da brivido che porterò sempre nel cuore, uno straordinario esempio di inclusione, determinazione e forza di volontà. La vera essenza dello sport. Viva Torino, viva il tennis! Arrivederci alle sorprese che ci riserverà il prossimo anno, speriamo ovviamente in qualche nostro campione.
Dario Ricciardi
Chiamatele scintille, scatti di gioia, brividi senza tempo e parole, o più semplicemente emozioni. Quei sentimenti spontanei e travolgenti da non poterli frenare perché imponderabili ed imprevedibili. Nessuno potrà mai restituirci i sentimenti provati in questa settimana irripetibile e forse storica di sport, quelli li custodiremo per sempre dentro di noi.
se proviamo a viaggiare puramente di fantasia, forse ci accorgeremo che la distanza sentimentale tra Salerno e Madrid è molto breve: due città, due tifoserie, due cuori carichi di passione, guidate da due condottieri tanto diversi eppure così simili. Carlo e Davide :l’uomo dei miracoli sportivi il primo, l’altro l’uomo capace di fare della propria squadra un’araba fenice, una squadra sulla cui resurrezione nessuno avrebbe scommesso neppure un centesimo.
Questione di carattere, furore agonistico e personalità. La personalità è proprio l’ingrediente perfetto con il quale il meno reclamizzato Davide Nicola è riuscito a trasformare una squadra con un piede e mezzo in serie B fino a qualche settimana fa, in un gruppo pronto a confermarsi in serie A. Quant’è bello vedere Salerno che trasuda passione, cullare un sogno considerato utopia fino a pochissime settimana fa.
E , cone nelle favole da raccontare un giorno ai più piccoli, ecco la Roma, che in un Olimpico strapieno si regala una notte perfetta per accedere nell’Olimpo degli dei . E tutto questo sotto gli occhi di Claudio Ranieri, il nobiluomo col cuore diviso a metà, che, commosso ed applaudito da tutto lo stadio , costituisce l’immagine perfetta di una notte che a Roma e probabilmente in Italia in pochi dimenticheremo, soprattutto dopo l’ennesimo fallimento mondiale.
Qualcuno ha detto fallimento? Per favore non ditelo a Rafa Nadal, che stupisce ancora a Madrid, dopo aver giocato un tiratissimo tie break contro David Goffin.
Storie di sport, storie di campioni immortali, di discese e risalite incredibili, sorpassi e controsorpassi! Ah… dimenticavo! A Miami c’è la Ferrari pronta a scrivere un altro capitolo della sua fantastica stagione, ed in più la lotta scudetto nel nostro campionato di serie A, unitamente alla lotta promozione con tre squadre pronte a far festa….
Vi prego! Lasciateci vivere ancora un pò lo stupore che lo sport sa regalare, non svegliateci, è troppo bello! Il treno delle emozioni non può fermarsi ora.
Dario Ricciardi
Fonte: Torresette.it https://www.torresette.news/sport/2022/05/07/calcio-tennis-e-automobilismo-una-settimana-di-grandi-emozioni-sportive
Ma cosa potevamo pretendere di più dalla nostra nazionale tennistica? In Italia deteniamo un primato tutto nostro: quando le cose vanno bene ci esaltiamo con troppa facilità, quando vanno male siamo tutti da buttare. Delusione flop, mancata cattiveria. Abusiamo troppo spesso di questi termini nello sport, come nella vita. Dobbiamo smetterla di addossare colpe o affannarci a trovare colpevoli inesistenti. Si vince e si perde insieme, da squadra, da gruppo in nome di una bandiera, quella italiana della quale dobbiamo essere sempre orgogliosi. L’abbraccio tra Filippo Volandri e Jannik Sinner è la sintesi perfetta di quella che non può e non deve essere considerata come una caporetto tennistica, anzi… Dobbiamo solo dire grazie a questo gruppo di ragazzi puliti, umili e perbene, che tra Finals e Coppa Davis, hanno fatto vivere all’Italia e a Torino due settimane di tennis che definire fantastico è troppo riduttivo, quasi non rende l’idea. Sfide memorabili che rimarranno per sempre scolpite nella memoria di tutti noi, partendo da Sinner vs Medvedev, dove il leone Jannik, sostenuto dal suo tennis sublime e da un pubblico pazzesco è stato ad un solo punto da un’impresa che sarebbe rimasta nella storia di questo sport, battendo l’attuale numero due della classifica mondiale. é stato un privilegio esserci. Ricordo che dopo quella partita io e mio padre ci abbracciamo forte, in quell’abbraccio c’era quello che avremmo voluto tributare al nostro leone Jannik, accompagnato da un grazie infinito. Confesso che dopo quella partita mi è scesa anche qualche lacrima sul viso, perché sarebbe piaciuto giocarla anche a me, ma questa è un’altra storia. Incontri memorabili appunto, come quello di ieri tra Sinner e Cilic, croato oggi numero venti della classifica mondiale, ma ex numero tre e vincitore di uno Slam ( US Open) Si dice spesso che il tennis è boxe senza contatto e così è stato: una battaglia bellissima, durata tre ore e quarantacinque minuti, nella quale i due non si sono risparmiati combattendo quindici dopo quindici, colpo dopo colpo, ma alla fine eccolo! Eccolo il leone, l’uomo di ghiaccio, definitelo come volete che si scioglie come neve al sole, alzando le braccia al cielo dopo un doppio fallo beffardo per il vecchio volpone Marin. 3-6 7-6(4) 6-3. Questo l’epilogo di una impresa alla quale bisogna solo inchinarsi e battere le mani. Sonego? é normalissimo sentire la pressione quando si gioca in casa, soprattutto quando sei nato e cresciuto a pochi metri dal PalaAlpi tour, il Circolo della stampa di Torino. Non facciamo drammi. Diciamo grazie a questa squadra, capitanata da un amico ed un condottiero straordinario come Filippo Volandri @Filippo Volandri per il miracolo sportivo che hanno compiuto, anche e sopratutto in memoria di quel mitico laser che continuerà ad illuminare tutti noi. Siamo solo al primo capitolo, il meglio deve ancora venire!
Dario Ricciardi