Grinta, forza, coraggio e tanto cuore. Questa è l’Italia che ci piace, questa è l’Italia che vogliamo vedere! Quella che ci esalta, quella che ci fortifica la mente e lo spirito e che ci fa essere fieri di essere italiani. Manca ancora una tappa, la più importante, quella che fa la differenza tra un sogno e un grande sogno. Solo dopo la finale, la cavalcata della nazionale femminile di pallanuoto sarà davvero trionfale. Ma ha già un sapore diverso, speciale, unico. Nella piscina olimpica le ragazze hanno mostrato al mondo che cosa è una squadra: la coesione, la compattezza, l’aiuto reciproco rendono la nostra nazionale una corazzata finora insormontabile e invalicabile. È successo ancora, dopo l’inizio un po’ impacciato. Troppo forte la pressione per una semifinale olimpica, ma è bastata una prodezza come quella di Arianna Garibotti (un pallonetto dall’angolazione imprendibile e imprevedibile) per dare la scossa necessaria. Da quel momento la trasformazione è stata addirittura fisica: ll loro volto da impaurito è diventato più cattivo, gli occhi roventi, vogliosi di vittoria. Occorrono indizi sicuri per capire: per esempio, Tania Di Mario, il capitano, la giocatrice più esperta, ha cominciato a urlare e quando Tania urla, significa che qualcosa è mutato. Non si è leader per caso. E poi, a 37 anni capisci che stavolta è davvero l’ultima occasione, dopo verrà il tempo in cui le grandi imprese si raccontano. Prima, però, occorre realizzarle le imprese. E allora.. Eccole! Eccole le nostre ragazze galleggiare leggere nel bel mezzo di un incantesimo nel quale cullarsi e non svegliarsi almeno fino a venerdì, quando l’orologio segnerà le venti e trenta, l’ora della finale, l’ora dell’appuntamento con la storia. E, per una volta, non chiamiamola favola: è tutto straordinariamente vero.
Dario Ricciardi
( Da Metropolis quotidiano)