Universale, immenso, mostruoso. Questo è Andrea Pirlo, uno che nonostante i 35 anni di età, gioca ancora con l’entusiasmo del ragazzino che inizia a dare i primi calci ad un pallone. Basta solo sentire il suo nome che tutti si alzano in piedi, segno di massima riverenza . Pirlo è proprio così: uno stratega, uno che anticipa le giocate di compagni e avversari in maniera strabiliante. Contro di lui non c’è tattica e schema che tenga. Ogni allenatore che lo affronta, cerca di studiargli e preparargli una trappola dedicata, ma nulla da fare. Andrea riesce sempre ad eludere ogni tentativo di marcatura, con smarcamenti rapidi e passaggi illuminanti, che il pubblico accompagna con un ooooh di stupore e meraviglia che accompagna ogni sua giocata. Volendo paragonarlo ad un personaggio storico potremmo definirlo “ il “Napoleone” italiano”. Un vero e proprio condottiero, leader carismatico della squadra. Il mio carissimo amico Alessandro Alciato – che con Pirlo ha scritto “ Penso quindi gioco”, biografia del campione – racconta che già da ragazzino, quando Andrea giocava nelle giovanili del Brescia, l’allenatore gli diceva “ Diventerai un fuoriclasse, confido in te”.
Oggi si può dire che quell’allenatore ci aveva visto lungo, molto lungo. Calciatori del calibro di Pirlo non ce ne sono più, neanche il miglior osservatore del mondo, sarà in grado di scoprirli. Varrebbe la pena clonarlo, per adesso godiamocelo e teniamocelo stretto. Perché cambiano i tempi, intere generazioni, ma Pirlo non cambia mai.
Dario Ricciardi