Diciamolo subito: in un derby le motivazioni dovrebbero venire da sé, non occorrerebbe neppure uno scambio brevissimo di battute, ma solo un incrocio di sguardi per capire l’importanza della posta in palio. Parafrasando Fabio Caressa, maestro di telecronache:“ Solo alzando gli occhi, si può guardare la luce”.È proprio quello che non è accaduto sabato sera alla Fiamma Torrese contro la Givova Scafati, sesta forza della B2 di volley femminile. Stavolta la playstation di Adele Salerno non s’è proprio accesa, o meglio: dopo lo start, è andata in tilt. Capita a tutti, anche ai più grandi campioni; non è mai un dramma, ma la legge non scritta dello sport. Il fattore che non deve mai sopraggiungere, però, nello sport come nella vita, è la paura, perché è proprio questa che induce a smarrire tutte le certezze e sicurezze acquisite prima. È il campanello d’allarme che più preoccupa e che farà riflettere Adele Salerno, l’allenatrice e l’unica capace di toccare le corde giuste delle sue ragazze per far dissolvere la paura. Neppure il tifo di un Palazzetto gremito è riuscito a tramutarsi in energia positiva per le torresi, crollate sotto le impressionanti e perentorie schiacciate di Lisandra, giovane brasiliana che ha lasciato tutti annichiliti (me compreso) per il suo enorme potenziale. Le sue giocate sono imprevedibili: ha un cervello che pensa in anticipo sulle altre teste, disegna così velocemente le giocate da render vane le repliche delle avversarie. Tutte le compagne di squadra la cercano e la trovano ad occhi chiusi; quando riceve palla non c’è muro in grado di arginarne lo strapotere fisico e tecnico. Neanche la possente e robusta stazza dell’ex Angela Stanzione è bastata per opporre un’adeguata resistenza. 23-25, 25-20, 16-25, 14-25 i numeri della sfida: una sentenza piuttosto netta emessa nel pomeriggio amaro del PalaSiani. Non ci resta che attendere, si può ancora sperare nella salvezza, gli incidenti di percorso fanno parte del gioco. Ripartire si può, soprattutto scacciando la paura dal campo.
Dario Ricciardi